Cosa ci spinge a muoverci nel mondo? Una passione, una necessità, un bisogno, un desiderio…
Cosa ci spinge e fa mettere in moto meccanismi positivi, fatti di passione, di azioni concrete volte a realizzare progetti e attività che da sempre desideriamo e teniamo chiusi in un cassetto?
Alcuni di noi hanno desideri che si portano dentro da sempre, che sono lì, pronti ad essere realizzati, oppure sono da sempre chiusi in un ambito privato della nostra mente e fanno semplicemente compagnia, ricordandoci chi siamo e per cosa realmente siamo destinati, ogni qualvolta il nostro pensiero ha la possibilità di soffermarsi e di riflettere con la dovuta calma.
Ma perché destinare ai nostri sogni solo i ritagli di tempo, mortificandoli? Perché viviamo solo nella fretta (e nella misera compiutezza) del portare avanti piccole “routine esistenziali”, volte a portare a casa uno stipendio, certo, ma anche poco lungimiranti e poco attente a noi stessi e ai nostri desideri più profondi.
Spesso ci limitiamo a guardare poco più in là nel tempo, concentrati sul qui ed ora e sulle scadenze e gli impegni della giornata, alcuni pensano al limite alle scadenze e ai progetti lavorativi o alle future vacanze estive, ignorando i propri sentimenti su ciò che di più profondo possono portare, su ciò che di più grande possono in realtà lasciare.
Ho sentito dire che dopo le lotte giovanili (per chi le ha portate avanti), fatte di ardore e passione e lotta per un ideale per cui si combatte, si arriva alla desolante certezza che le masse necessitano di una guida e di un leader e non hanno bisogno di essere salvate poiché governate dalla limitatezza, dalla necessità di vedere colmati e appagati solo i bisogni primari di sopravvivenza, uniti forse a quelli di protezione, condivisione e creazione di nuclei familiari in cui sentirsi al sicuro, amato e, appunto, protetto. E che quindi la massa, perlopiù incolta, non ha bisogno di crescere e di essere salvata, segue logiche indipendenti dal singolo, il quale però ne è parte e condivide alcune sue dinamiche.
La massa segue dinamiche diverse da quelle che noi come individui seguiremmo, ognuno dovrebbe porsi questa fondamentale questione come faro e come ispirazione nelle sue azioni, domandandosi e interrogandosi sempre sulle sue azioni. “Io cosa voglio veramente, al di là delle mode, delle tendenze, delle direzioni politiche prese dal mio paese?” O anche “voglio dare un contributo su questo pianeta o mi limito a seguire mode, tendenze e abitudini già percorse e strade già battute?”.
Si arriva a ragionare da individui adulti dopo una fase di crescita in cui abbiamo necessità di indicazioni, di modelli che fungano da ispirazione e guida, di esempi da cui trarre spunti per poi però mettere del nostro: partire da massa e finire da individui. Con questo non voglio certo spingere a seguire pericolosi individualismi che oggi associamo inevitabilmente al concetto di egoismo e di cura “del proprio orticello”. Si tratta di maturità di scelta, di arrivare ad affinare il proprio gusto dopo aver compiuto delle esperienze sufficienti nel mondo e aver capito cosa vogliamo, cosa ci piace, cosa possiamo fare per stare bene, con gli altri, certo, impossibile pensarsi da soli in questo processo.
Siamo nati per stare con gli altri, per avere relazioni di volta in volta duali, anche quando ci troviamo in gruppetti di tre, ci relazioniamo di volta in volta con un altro (uno solo) all’infuori di noi, che ci rimanda riscontri su di noi, feedback che dovremmo cogliere e di cui fare tesoro.
Non tutti sono disposti ad ascoltare e non tutti, purtroppo, sono disposti a cambiare, a riscrivere il proprio destino rimaneggiando un po’ le carte in tavole se il gioco non piace. Siamo abituati a seguire un altro esterno a noi che ci dia indicazioni, forse, perché l’essere umano è stato abituato a questo comportamento dalla nascita, e quindi perché abbandonare tali abitudini?
Questo mi porta ad un’altra conclusione, se dall’altro possiamo imparare ed apprendere, perché non imparare a scegliere, a guardare l’altro con occhi diversi, nell’ottica di trovare qualità da imitare, passioni che potremmo fare nostre, attività da poter padroneggiare anche noi? Imparare dagli altri è inevitabile, e allora va saputo fare, guardando soprattutto chi sentiamo di stimare e verso il quale sentiamo affinità, piacere, passione. Molti si spaventano all’idea di essere contagiati, di non avere una propria personalità, di “copiare” ed essere poi soltanto una versione annacquata e scialba dell’originale.
Ma credo fermamente che poi ognuno metta del proprio e possa arricchire il puzzle più ampio dell’esistenza su questo pianeta con il suo piccolo contributo. Non ci limitiamo ad osservare inermi il mondo, dotati solo di invidia o difese verso chi riteniamo superiore a noi e osservandolo con distacco e timore. Ognuno di noi può fare di più, se solo portasse l’attenzione su desideri più elevati e si aprisse ad un possibile “contagio positivo” da chi ha passioni e talenti, cercandone di farne un suo piccolo personale capolavoro.
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