Andare a convivere, cosa cambia in una coppia?

Scegliere di andare a convivere, per una coppia, è un momento che comporta sicuramente un  salto verso un altro tipo di relazione: da semplici fidanzati a coppia di fatto, a conviventi.

Si può scegliere con più o meno trasporto, a seconda di chi prende la decisione, se condivisa e frutto di ragionamenti fatti insieme, o se preferita da uno dei due e proposta/imposta all’altro.

Indubbiamente c’è un cambiamento nella coppia, un salto di qualità nella vita di coppia, poiché molti elementi possono essere portati a rafforzarsi:

  • senso di unione
  • complicità verso un progetto comune

  • condivisione di spazi da riempire e arredare con oggetti scelti insieme e simboleggianti ricordi o esperienze comuni, e così via.

Ma di certo non è sempre tutto idilliaco come si vorrebbe pensare.

La coppia può scontrarsi con alcune piccole frustrazioni quotidiane. Dalla visione romantica dei risvegli insieme tutti coccole e colazioni a letto, si passa, a volte bruscamente, per il diverso concetto di ordine e pulizia, per la gestione degli spazi comuni, per il famoso tubetto del dentifricio, così spesso preso ad esempio, ma che altro non simboleggia se non un cumulo di piccole frustrazioni quotidiane accumulate che creano un’intolleranza verso tutti quei comportamenti dell’altro che limitano la nostra libertà.

Perchè si sceglie di andare a convivere?

Convivere è sicuramente un’esperienza bellissima e arricchente. La positività della scelta di andare a convivere si ha quando essa non è spinta e condizionata da:

  1. motivi economici
  2. pressioni familiari
  3. desiderio di fuggire dalla propria famiglia d’origine.

Queste motivazioni, per quanto siano motivi molto diffusi e anche validi, possono interferire con l’esito di questa scelta.

Ma scegliere di convivere comporta soprattutto il desiderio di crescere ulteriormente come coppia, di crearsi altri obiettivi e progetti comuni, che leghino ancora di più e non facciano sentire il peso della quotidianità, che con la sua routine spesso tende a nascondere.

Per alcuni è un grande peso avere sempre qualcuno “tra i piedi”, perché molto geloso delle sue abitudini e forse abituato maggiormente a vivere da solo, gestendo spazi e tempi in autonomia. Ma se tali abitudini semplicemente fossero comunicate in serenità all’altro, in modo da concordare subito la necessità di spazi autonomi in cui l’altro non può entrare?

Concludendo, per dare quel quid in più al rapporto si dovrà scegliere di vivere insieme ma con estrema consapevolezza. Convivere dovrà essere una scelta, in cui gli obiettivi comuni non si esauriscano mai, e in cui la chiarezza e il rispetto degli spazi, soprattutto mentali, dell’altro, sia messa al primo posto.


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