Mi è capitato di recente di dover andare ad un compleanno di un’amica: i fatidici 40 anni! Seratina tranquilla in un localino carino, tavolini colorati, vino, musica di sottofondo, lucine e candeline, chiacchiere intorno al tavolo, foto tutti insieme….Le solite cose allettanti tra amici e che scaldano il cuore. Alcuni li conoscevo, altri no, e questo tipo di occasioni le considero perfette per chi volesse davvero fare nuove conoscenze. Si può parlare, conversare del più o del meno, scambiare opinioni, confrontarsi.
Da adolescenti si andava anche in discoteca, ci si preparava molto tempo in anticipo, si sceglieva con cura l’abbigliamento (l’outfit, diremmo oggi) confrontandosi con l’amica di turno per capire se era adatto al locale (o al dress-code, sempre secondo i linguaggi odierni), e si andava anche solo per ballare e scatenarsi. Non era facile parlare, certo, la musica in discoteca è alta e assordante per definizione. Ma ricordo giochi di sguardi, seduzione espressa tramite un tipo di danza, alcune determinate movenze più intriganti, il catturare l’attenzione tramite lo sguardo e le frecciate con gli occhi. Il tutto però “ballando”.

I superalcolici neanche li ricordo, non erano affatto la principale attrazione e passavano spesso in secondo piano, quasi distraenti dal principale obiettivo che era divertirsi e conoscere persone nuove.
Dopo la festa “apericena” di cui accennavo sopra, abbiamo pensato di andare alla discoteca di fronte per avere un assaggio del divertimento che tanto amavamo, gettandoci in danze sfrenate solo per fare un po’ gli “scemi”. Il panorama che mi si è presentato davanti è stato piuttosto sconfortante: nessuno ballava!

Solo pochi e rari coraggiosi accennavano dei movimenti che somigliavano a degli spasmi nervosi, ma i ragazzi erano perlopiù tutti fermi, bicchierone di superalcolico in mano, che osservavano distrattamente gli altri e bevevano. Parlavano a stento tra loro, ma mi ha colpito soprattutto il fatto che non ballassero, eppure eravamo in discoteca!
Il luogo dove per eccellenza ci si diletta nell’esprimersi con il corpo a tempo di musica! Ma quale musica?
Va detto, anche negli anni ’90 la musica non era proprio di qualità eccezionale, ma almeno era più definita verso un genere, house, con una maggiore attenzione ai dettagli, ai ritmi e ai suoni utilizzati, e pop o commerciale, in cui almeno si canticchiava un motivetto memorizzabile e orecchiabile. Le canzoni restavano impresse, erano di un dj o di un cantante ben definiti e conosciuti. Ora ciò che abbiamo sentito, almeno in quel contesto, era un’accozzaglia di suoni indistinti senza una ricerca o un qualsiasi tipo di costrutto dietro, noiosi fino all’inverosimile. Sfido chiunque ad appassionarsi e lanciarsi nella danza!
Ho provato tanta tenerezza per questi ragazzi che magari pensano che la musica sia solo quella: la musica classica certo non viene sempre apprezzata, era considerata roba vecchia e noiosa già ai miei tempi, figuriamoci ora, in un momento storico in cui non viene sostenuta né promossa in alcun modo dalle istituzioni, né fatta ascoltare accompagnandola con la giusta narrazione; la musica commerciale è ripetitiva e stancante. Gli altri generi…forse solo per pochi.

Avendo raggiunto gli ‘anta non vorrei essere fraintesa e che le mie parole suonassero come il solito mantra del “si stava meglio…” oppure “ai miei tempi…”, perché ho compiuto con attenzione uno studio di ciò che i ragazzi ascoltano, o come scelgono i vestiti, i giochi, come si muovono e parlano oggi…e purtroppo il quadro che emerge è poco rassicurante.

Traspare solitudine, mancanza di riferimenti stabili e rassicuranti, pochi modelli che risultino “vincenti” in modo più deciso e accattivante. Poche idee nuove e poco “vincenti”. Dobbiamo crearli noi questi miti, che apparteniamo ad un’altra generazione, contribuendo a fornire loro modelli validi da cui prendere esempio, o dobbiamo forse aspettare che li creino da soli? Solo l’esempio cura, seduce e attrae, e rende possibile un’identificazione stabile e la creazione di nuove possibili identità.

Se i ragazzi non trovano negli adulti tutto questo, unito ad una sana dose di divertimento ben direzionato, insegnato da qualcuno che, sempre ponendosi come riferimento, insegni loro come ci si può divertire (anche senza imbottirsi di alcolici, spritz, prosecchi e shottini) avremo una generazione purtroppo un po’ vuota, che ha imparato da questo mondo e da ciò che viene trasmesso solo il valore dell’apparenza, della leggerezza, della precarietà.

Impariamo a porci nei loro confronti guardando il mondo con i loro occhi ogni tanto, ascoltiamo la musica insieme a loro, conosciamo meglio il loro mondo. Senza porsi su piedistalli ideali che rifuggiranno come la peste, cerchiamo di metterci nella condizione di “apprendere” da loro con curiosità. Solo così potrà nascere un confronto costruttivo e magari qualche nostra idea, che riteniamo più funzionale e valida, potrà essere accolta senza rifiuto o critica.

Federica Giromella


Commenti

2 risposte a “Come si divertono i ragazzi oggi?”

  1. Avatar Cinzia
    Cinzia

    Ho finito di leggere il suo libro “Ansia e attacchi di panico …”, ci siamo incontrate presso l’associazione “Villa Carpegna” dove ha tenuto un incontro. Il libro è scorrevole, si legge facilmente e riporta con delicatezza tutte le problematiche relative all’ansia, ma … come da Lei suggerito, può essere un primo riscontro per capire quali sono le nostre paure, le nostre “ansie” ma poi la persona deve essere seguita da un esperto. Può essere di supporto, ed è quello che farò, lo presto ad una amica, che secondo me ha bisogno di aiuto psicologico ma non so come dirglielo (ancora oggi ci sono molte remore) ….è ansiosa ai massimi livelli, ne avrà i suoi buoni motivi, ma non riesce a gestire questa ansia che la porta ad avere tachicardia e pressione alta, consultato il cardiologo non c’è nulla di patologico. A me è servito per diverse riflessioni personali.. Arrivederci al prossimo incontro. un cordiale saluto e Buon Lavoro
    Cinzia

  2. Avatar giromella
    giromella

    Carissima Cinzia, la ringrazio per il suo commento e il suo riscontro, per la sua amica che dirle… ognuno ha i suoi tempi, anche per capire quando chiedere aiuto, spero lo farà presto perché in Italia c’è ancora tanta resistenza ad esplorare e superare i problemi mentali con l’aiuto del professionista giusto e più idoneo. Un caro saluto!

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